Una tradizione che si rinnova quella di “Brusar la vecia”, ossia cancellare tutto quello che non avremmo voluto vivere durante l’anno – e il 2022 di cose da farsi perdonare ne ha parecchie. Non solo una guerra che ha spezzato l’Europa, non solo una pandemia che ancora si trascina negli ospedali e che ha eretto dentro ognuno di noi lo spauracchio del lock down. C’è anche il caro energia, il caro materiali, i disastri naturali, la crisi alimentare. E poi tutti i cambiamenti dovuti alla scomparsa di personaggi che hanno segnato la vita culturale, sportiva o politica del mondo, dalla dipartita della regina Elisabetta II alla morte del papa emerito Benedetto XVI. E allora tutti in piazza a fare il processo alla “vecia”, a un anno che non è stato clemente. In molti posti del Trentino si accendono falò per il nuovo anno. A Levico la tradizione è quella di portare la vecia in piazza perché un tribunale ne decreti l’inevitabile condanna a morte prima di appiccare il fuoco. Liberatorio scrivere su un foglio tutto ciò che di brutto è accaduto durante l’anno, e che vorremmo cancellare, e metterlo nella tasca della vecia, in modo che venga spazzato via, bruciato assieme alla pupazza di legna e stracci che viene portata in piazza in corteo. In moltissimi, uomini e donne, e di tutte le età, dai bambini alle adolescenti, dai padri alle nonne, si sono dati appuntamento per assistere al rogo che ha mangiato la gonna, la tasca, la maglia, la faccia e i capelli della vecia, brutta e incancrenita. Nell’ultima scintilla che sale in alto, che trasforma in cenere i segni del passato, si accende la speranza - che il 2023 sia un anno migliore.