Gianpiero Samorì, vicesegretario nazionale vicario, Renzo Gubert, senatore e presidente nazionale della DC fino al congresso di maggio, e un contributo video dell’onorevole Francesca Donato, deputata europea dal 2019 che vanta origini provinciali, con nonna rivana e madre roveretana. Così si presenta la Democrazia Cristiana che scende in campo e si pone al centro degli schieramenti in corsa alle prossime elezioni provinciali trentine di ottobre. La DC aspira ad essere leader di un centro moderato, dove la moderazione è intesa non come capacità di barcamenarsi tra i poteri ma come ricerca di equilibrio tra estremismi. Nei confronti su sanità, europa, transizione verde e digitale il partito si pone come baricentro di valori che funzioni come cardine e bussola nell’affrontare il cambiamento che travolge la società dei nostri giorni. Valori forti e linee direttive ben precise dunque, con il fine del bene comune. Rispetto della Costituzione, e soprattutto delle tutele, con un preciso riferimento alla campagna di vaccinazione Covid, in una critica alla linea che considera il diritto alla salute prevalente su quello alla libertà personale, con l’obbligo all’immunizzazione, e la scienza, in quanto mutevole, infallibile. La DC sottolinea come la cultura occidentale si radichi nei valori cristiani, al di là del credo personale, in contrasto con altri tipi di religione, come quella “green” che porrebbe la salute del pianeta e la tutela dell’ambiente al di sopra della vita umana e delle attività antropiche. Si parla di orso e di gestione dei grandi carnivori ma anche di impresa: obiettivi principali della democrazia cristiana è la tutela dell’individuo, “immagine di Dio”, contro quella che viene definita “pseudoscienza” green. Al centro dell’azione politica, si dice, deve esserci la tutela di tutti i soggetti più deboli, con ad esempio leggi più dure per la difesa dalla pedofilia, per contrastare lo sfruttamento dei migranti e salvaguardare in parallelo i cittadini dei Paesi che li accolgono.