Stretta tra aumento dei costi, chiusura delle stalle causata dal mancato ricambio generazionale e continue minacce dovute alla presenza di predatori selvatici, la zootecnia di montagna vive una situazione di grande criticità. Negli ultimi due anni il calo della produzione di latte di montagna è stato di oltre il 10%. Solo in Alto Adige hanno chiuso 400 stalle. Un'emergenza che è stata al centro dell'incontro, oggi presso il ministero dell'Agricoltura, tra una delegazione di produttori lattiero-caseari dell'Alleanza cooperative agroalimentare, col sottosegretario con delega all'Agricoltura di montagna e alle aree interne on. Luigi D'Eramo, che ha presentato alla delegazione cooperativa il progetto che il Masaf sta mettendo a punto sull'agricoltura delle aree interne e di montagna. Le cooperative hanno voluto in primo luogo evidenziare "l'importante funzione economica e sociale che riveste la produzione zootecnica in aree di montagna in termini di tutela ambientale e manutenzione del territorio, oltre che di preservazione del tessuto occupazionale e della tenuta economica di intere aree in cui operano le cooperative e i loro soci". L'Alleanza cooperative agroalimentari ha avanzato alcune richieste, a partire dal riconoscimento di un contributo economico pari a 2 centesimi da riconoscere alle cooperative per ogni litro di latte raccolto in un anno nelle stalle di montagna. Per fronteggiare le spese per l'acquisto degli animali, che hanno raggiunto la soglia di 3.500 euro a capo, con un incremento del 50% negli ultimi 5 anni, la delegazione ha proposto inoltre che venga riconosciuto un contributo per capo in lattazione. "Si tratta infatti di costi difficilmente abbattibili - ha detto Giovanni Guarneri rappresentante del settore lattiero-caseario di Alleanza cooperative agroalimentari - e che di fatto scoraggiano il rinnovo delle mandrie e la continuità stessa dell'attività zootecnica". La zootecnia di montagna andrebbe infine secondo l'alleanza cooperative agroalimentari adeguatamente valorizzata, facendo leva sulla distintività dei prodotti di montagna. Dal momento però che i requisiti per poter fregiarsi della denominazione "prodotto di montagna" sono alquanto stringenti, è stato richiesto al ministero di rivedere l'impianto normativo al fine di superare il paradosso per cui l'indicazione di qualità "prodotto di montagna" oggi sia difficilmente utilizzabile nelle aree montane a causa di problematiche di carattere agronomico