
Il clima cambia a velocità sostenuta, i ghiacciai fondono, l’inquinamento cresce, le temperature si alzano e la produzione di miele cala, cala drasticamente anche in Trentino. All’assemblea annuale degli apicoltori trentini l’allarme è condiviso e la preoccupazione palpabile: a mancare è la materia prima. Un problema che investe l’ambiente nel suo complesso. Secondo l’Osservatorio Nazionale Miele nel 2024 “il settore apistico ha vissuto un’altra stagione estremamente critica a causa di una combinazione di eventi meteorologici estremi, che si sono verificati a partire dalla primavera. L’avvicendarsi di eventi e situazioni meteo avverse, anche di opposta natura conferma quanto il cambiamento climatico sia il principale fattore limitante delle produzioni nell’ultimo decennio”. Il cambiamento climatico morde e i fiori spariscono dai prati così come le api, vere e proprie sentinelle sensibili ai cambiamenti ambientali. Marco Facchinelli, presidente dell’Associazione apicoltori trentini riunita in assemblea, si fa portavoce del settore quando dice che negli ultimi sette anni la produzione di miele è calata drasticamente ma non è questo l’unico problema: a dura prova anche la sopravvivenza stessa delle colonie di api con un 2024 di pioggia diffusa e persistente da dimenticare. Il primo a sparire è stato il miele d’acacia, mentre gli apicoltori si trovano spesso a procedere con il nutrimento di soccorso per sostenere le famiglie di api che non ce la fanno da sole.