Violenze, discriminazioni, respingimenti forzati ai confini. Accade oggi sulla rotta balcanica, come accadeva ieri, tra fine ottocento e inizio novecento, in Tirolo. Allora le vittime non erano i profughi asiatici, ma i nomadi di etnia rom e sinti: migliaia e migliaia di persone all’epoca destinate a diventare bersaglio prediletto di politiche repressive, ma anche protagoniste di storie di resistenza. Accadeva nell’impero austriaco come in tutta Europa. Di queste cronache, spesso ignorate dai libri di storia, ha voluto dare un assaggio la storica Francesca Brunet, arrivata dal centro di storia regionale di Bressanone per incontrare il pubblico di Trento all’officina dell’autonomia. Così, sulla base di fonti amministrative e giudiziarie, Brunet ha portato all’attenzione del pubblico i drammatici effetti delle leggi anti-vagabondaggio. E le vicende di quelle vittime anonime, rimaste ai margini della storia. L’incontro ha fatto parte di un ciclo di appuntamenti intitolato “Contro. Rivolte e repressioni nell’arco alpino”, organizzato dalla Fondazione Museo Storico del Trentino in collaborazione con il Circolo Michael Gaismayr di Trento.