“Quando una relazione diventa controllo, possesso e dominio, non parliamo più di amore ma della sua negazione.” Sono parole nette quelle pronunciate dall’Arcivescovo di Trento, Lauro Tisi, durante l’omelia di Pasqua. Un richiamo che arriva in un momento drammaticamente attuale per la Valsugana, dove negli ultimi giorni sono stati segnalati tre casi di violenza domestica. Il più grave riguarda una giovane donna aggredita dal compagno che le ha causato una frattura al naso. A salvarla, il coraggio di confidarsi con un amico e di denunciare. L’uomo è stato allontanato da casa e ora indossa il braccialetto elettronico. Stesso provvedimento per altri due uomini: un padre accusato di offese gravi alla figlia minorenne, che ha raccontato agli insegnanti le vicende e un cinquantenne che perseguitava l’ex compagna dopo la fine della loro relazione, finita per volontà della donna. Nella parte bassa della valle, in un solo mese, sono stati applicati tre braccialetti elettronici per episodi di maltrattamenti, minacce e persecuzioni. Un segnale allarmante, che però, come sottolineano le forze dell’ordine, riflette anche una maggiore consapevolezza delle vittime e una crescente volontà di chiedere aiuto. Secondo l’Arcivescovo Tisi, la risurrezione è anche questo: liberarsi dalle paure, trovare il coraggio di spezzare catene che sembrano indistruttibili. E ogni denuncia, ogni voce che si alza contro la violenza, è un passo concreto in quella direzione.