"No ai Cpr né a Trento, né a Bolzano, né altrove disumani. Sì ai diritti e alla giustizia sociale". Questo l’appello di oltre 60 realtà eterogenee che hanno aderito alla manifestazione indetta dal Coordinamento regionale No CPR del Trentino-Alto Adige. La risposta a quell’accordo siglato tra provincia e ministero dell’Interno costruire un Centro di Permanenza per il Rimpatrio in destra Adige, vicino al quartiere di Piedicastello. Un migliaio i manifestanti che da Piazza Dante hanno attraversato poi le vie di Trento. I Cpr dicono sono rinominati “i manicomi del presente”, poiché spazi di confinamento che nascondono alla vista pubblica chi viene considerato indesiderato e non produttivo. Tutto ciò si inserisce in un disegno più ampio: lo smantellamento del sistema diffuso di accoglienza. La stima del Coordinamento regionale No CPR è che a Trento siano almeno 1200 i richiedenti asilo che in base al diritto di accoglienza internazionale avrebbero diritto ad un’accoglienza, mentre oggi sarebbero, in quanto esclusi, a serio rischio irregolarità.